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http://dl.ub.uni-freiburg.de/diglit/das_buergerhaus_26_1934/0018
caria di Villa Coldrerio, gli Oldelli di
Meride, i Catenazzi di Morbio Inferiore, i
Maggi di Castel San Pietro; e principalmente
i Della Croce di Riva San Vitale,
originari probabilmente da Milano. Dai
Della Croce uscirono uomini d'arme e
prelati: degno fra tutti d'essere ricordato
quel Giovanni Andrea, cui si deve, in
seguito al suo testamento del 1598, la costruzione
della monumentale chiesa di
Santa Maria in Riva San Vitale. Ivi si
trovano pure parecchi edifici civili costruiti
da quella famiglia.

Una particolare importanza, dal nostro
punto di vista, ebbero altre famiglie che si
acquistarono nome nel campo dell'arte.
Ricordiamo i Fontana di Bruciata, donde
uscì il celebre architetto Carlo Fontana
che, nella seconda metà del secolo XVII,
ed al principio del XVIII, tenne in Roma
il primato. In Bruciata rimane, parzialmente
alterata, la casa di quella famiglia.
E ricordiamo pure la famiglia dei Silva di
Morbio Inferiore, che produsse valenti
costruttori e maestri dell'arte dello stucco
, le cui opere sussistono a Balerna,
a Morbio, a Castel San Pietro, ed in altri
luoghi del Mendrisiotto e del Comasco;
la famiglia Cantoni di Muggio, da cui uscì
quel Simone Cantoni che fu tra i più
illustri architetti operanti in Italia nella
seconda metà del secolo XVIII e lasciò
qualche edificio anche nel Ticino: i Cara-
belli di Morbio Superiore, i Pozzi di Castel
S. Pietro, i Lironi di Vacallo, i Giorgioli
di Meride, Pier Francesco Mola di Coldrerio
, Grazioso Rusca di Rancate, i Vela di
Ligornetto, ecc. Dalla storica famiglia dei
Torriani di Mendrisio uscirono due valenti
pittori del secolo XVII, della cui opera
rimangono saggi a Mendrisio, a Morbio
Inferiore, ecc. * * *

Indipendentemente dall'influenza che
possono avere esercitato sull'edilizia civile
del Mendrisiotto gli avvenimenti storici, le
famiglie cospicue, i costruttori dotati di
una particolare disposizione artistica,
giova osservare quale sia l'indole generale
della gente, quali i modi più comuni del
loro vivere, e quale la natura del paese.
L'agricoltura fu sempre (ora alquanto
meno) la forma prevalente di attività della

popolazione mendrisiotta : agricoltori e,
nella parte più montuosa, legnaiuoli e carbonai
. Da ciò, alcune particolarità assai
frequenti nella casa rustica e semi-rustica
del Mendrisiotto: quei portici e quelle
logge largamente aperte, che servono ottimamente
a far disseccare certi prodotti
agricoli; quei cortili retrostanti, ai quali
si accede mediante un androne che si
schiude nella facciata della casa, tanto
ampio da lasciar entrare grossi carri.

Ma l'agricoltura non avrebbe potuto
fornire risorse sufficienti, e una parte della
popolazione, fin da tempi remoti, dovette
dedicarsi ad altre forme di attività e cercare
fuori del paese occasioni di lavoro.
L'emigrazione, per lo più periodica, del
Mendrisiotto si è quasi tutta contenuta
entro i limiti di due mestieri: quello del
muratore e quello dello scalpellino ; ciò che
spiega come, anche nei villaggi più modesti
, si trovino spesso case costrutte con
garbo e perizia, con un'ingegnosità che
lotta felicemente contro la scarsità dei
mezzi e sa evitare ogni rozzezza. Case d'un
popolo di muratori e di scalpellini.

Il mestiere dello scalpellino prosperò,
per motivi evidenti, soprattutto nei villaggi
della cosiddetta Collina d'Arzo,
donde si ricava un bel marmo variegato
di cui si fece largo uso per caminiere,
balaustre, altari, portali, ecc. E nelle
immediate vicinanze, poco oltre il confine
politico, si trovano le cave di Saltrio e di
Viggiù, le cui pietre godono in Lombardia
d'una meritata celebrità, e furono spesso
adoperate nei nostri edifici monumentali,
ad esempio nella facciata di San Lorenzo
di Lugano, e in moltissime case private,
per davanzali di finestre, stipiti, architravi,
gradini, colonne, ecc. Nei villaggi di quella
regione e specialmente a Meride capita
spesso di trovare case anche modeste,
fornite di grandiosi portali di pietra di
Saltrio, lavorati certamente dalle maestranze
del luogo avvezze ad eseguire opere
simili per palazzi urbani e ville signorili.

Nel resto del Mendrisiotto lo scalpello
dei tagliapietre si esercitò sui numerosi
massi erratici di granito alpino, abbandonati
dai ghiacciai preistorici; e le parti
più nobili sono appunto di quel granito
d'apporto, assai vario di grana e di tinta.

XVI


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