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recchi portali antichi. Al N. 125, uno
molto semplice, appartiene ad un vasto
caseggiato che è indicato come l'antico
chiostro degli Umiliati (tav. 11), i quali,
prima dei Serviti, e già fino dal Duecento,
avevano il governo dell'Ospedale per i
poveri ed i pellegrini. E una costruzione
molto caratteristica, ma povera: gli archi
del portico sono costruiti di mattoni, e
le colonne sono composte di bassi tamburi
sovrapposti. Nella loggia del piano
superiore (ora in parte murata) compaiono
semplici pilastri di mattoni.
Palazzo Torriani
Tavv. 12-13
Il palazzo Torriani sull'angolo fra la
Contrada S. Damiano e la Contrada dei
giardini, è un grande fabbricato che
raggruppa parecchie abitazioni, più o
meno indipendenti fra di loro. Si entra
per un portale dalla linea semplice ma
elegante, nello stile del 600: e dello stesso
stile sono il porticato e la loggia del primo
cortile, intorno al quale sono disposti i
locali di abitazione. Segue un secondo cortile
cinquecentesco, le cui colonne conservano
ancora l'antico capitello di legno.
Anticamente si entrava in questo cortile
per un portale medioevale, che è fra i più
belli ed interessanti di quell'epoca nel
Cantone Ticino. É di arenaria rossa, con
lo stemma scolpito sulla chiave dell'arco.
Particolare delicatissimo, che forse aveva
un suo significato, sono due foglioline
trilobate, scolpite sulla pietra che serve
di imposta all'arco. Sopra l'arco s'apre
una finestra quadrangolare con gli angoli
arrotondati che conserva in parte i suoi
bei vetri antichi.
Nella prima parte del palazzo ci sono
parecchie sale grandi e piccole decorate
con ottimo gusto verso la fine del 700,
ma molto deteriorate. C'è un salone al
pianterreno, con soffitti a cassettoni dipinti
e un gran camino di marmo d'Arzo
dalla solita modanatura, e le pareti decorate
di grandi ritratti di famiglia nelle
cornici dell'epoca.
Al piano superiore, un camerino grazio-
sissimo, con soffitto a piccole decorazioni
colorate, leggiere e delicate, e, sulle pareti
quattro pannelli dipinti su tela, ma fissati al
muro, che rappresentano le quattro stagioni
, e rivelano la mano del pittore G. B.
Bagutti di Rovio. L'insieme è ancora delizioso
, benché abbia perduto la primitiva
freschezza. Nella parete di fondo, di contro
alla finestra, c'è una porta vetrata, scorrevole
, simile a quelle che l'architettura
razionale crede di aver inventato recentemente
. Essa mette in comunicazione con
una piccola alcova retrostante. In fondo al
loggiato del secondo piano, c'è un altro
salottino decorato anch'esso nello stile
del 700, con pavimento di piastrelle poligonali
di marmo bianco, rosso e turchino
scuro, combinate in un semplice disegno
geometrico. Le porticine di legno hanno
i pannelli dipinti con tralci di fiori, e, sul
caminetto, si alza serenamente una piccola
specchiera ,,impero", con applicazioni di
bronzo dorate di gusto squisito. Paragonandola
ad altri lavori consimili, caratterizzati
da una sovrabbondanza sgradevole
di forme e di proporzioni, si resta
ammirati davanti a questo esempio di
sicuro equilibrio estetico.
Sullo stesso piano si trova un ampio
salone, con decorazioni pittoriche a due
tinte e pannelli leggermente policromi, rappresentanti
paesaggi. Il soffitto è di legno
dipinto : l'insieme è armonico e dimostra
un gusto raffinato (tav. 13). Da questo
salone si entra in due locali contigui che
contenevano la biblioteca. Questa casa
Torriani, doveva dunque essere, ancora
un secolo fa, una comoda dimora signorile.
I Torriani possedevano poi anche diverse
altre case, e, sull'altura, detta „Alla torre",
rimane ancora la loro cappella gentilizia,
dedicata a San Sisinio, e un gruppo di
costruzioni dall'aspetto rude e primitivo,
interessante per il suo significato storico
ed artistico. Fino al principio dell'Ottocento
, l'altare della cappella era decorato
di una pala di Bernardino Luini, che fu
poi tolta e venduta a Milano. A Milano
rimase però soltanto la parte centrale,
rappresentante la Madonna, e si trova nel
Palazzo Trivulzio-Gallarati-Scotti, mentre
gli altri pannelli emigrarono all'estero.
Sull'altare fu allora collocato un quadro
di G. B. Bagutti, che vi si trova tuttora.
XXIII
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